Il processo di Artemisia Gentileschi

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Note di produzione

Quando la realtà appassiona più della fantasia


Il film nasce da una precisa volontà: raccontare la verità storica del processo per lo stupro di cui fu vittima Artemisia Gentileschi. Il processo per lo stupro di Artemisia Gentileschi costituisce in effetti il primo processo per stupro di cui si abbia piena testimonianza: tuttavia il mondo del cinema finora non ha mai affrontato questo tema con il dovuto rispetto verso la documentazione storica dell'epoca. E ciò ha contribuito a creare vere e proprie “leggende metropolitane” di diverse inclinazioni; da un lato il mito romantico di una Artemisia Gentileschi come “prima donna a denunciare il proprio stupratore” (che è falso, dal momento che fu il padre di lei a inoltrare denuncia) dall'altro l'idea che non sia esistito in realtà nessuno stupro ma un rapporto di amore e di sincera passione (che è una vera e propria distorsione della realtà).

L'idea di “The Trial of Artemisia Gentileschi” è nata quindi a partire dal desiderio di dar vita a una ricostruzione rigorosa del processo. Poi, lavorando sulla sceneggiatura e leggendo i verbali e la documentazione, ci siamo resi conto che un'operazione ancora più stimolante era alla nostra portata: dar vita ad una fiction che fosse in realtà un vero e proprio documento storico. E in effetti Il "Processo di Artemisia Gentileschi" non è una semplice fiction, bensì una sorta di "docufiction": lo spettatore ha l'impressione di vedere una fiction come qualsiasi altra, ma quella che osserva, in realtà, è la ricostruzione puntuale ed esatta del processo. Ci sono solo 4 scene inventate, e non riguardano il processo vero e proprio: sono scene di raccordo che riguardano la vita personale del giudice. Tutto il resto è il risultato di un'opera di rielaborazione molto fedele del processo, che può essere riassunta in questi termini:ogni frase pronunciata da Artemisia Gentileschi e da Agostino Tassi in "The Trial of Artemisia Gentileschi" è stata effettivamente pronunciata dalla vera Artemisia e dal vero Agostino durante il processo reale.

In effetti la ricostruzione delle varie fasi processuali, istruttoria e dibattimento in aula, è stata estremamente puntuale, al punto di mantenere la stessa singolare asimmetria verbale che caratterizzava questo tipo di processi: i giudici parlano in latino del seicento, mentre gli imputati, i testimoni e le parti lese parlano un italiano seicentesco (il "volgare"). Al punto di mantenere la stessa crudezza terminologica con cui imputati e testi trattavano un tema così delicato. Sono stati presi solo alcuni elementari accorgimenti per rendere la vicenda più interessante: in particolare il collegio giudicante, composto in realtà da due magistrati, è stato trasformato in collegio monocratico, con un singolo giudice, perchè questa scelta consentiva meglio di far comprendere al pubblico il meccanismo degli stereotipi di genere che dominava (e ancora oggi in molti paesi domina) i processi per stupro. Inoltre alcune parti del processo sono state spostate temporalmente per rendere più avvincente la narrazione. Per il resto niente è stato modificato: tutto ciò che viene detto dai protagonisti e dai testimoni è stato effettivamente pronunciato dagli stessi al tempo degli eventi e quasi tutto ciò che ci resta dei verbali del processo è presente nella fiction.

E l'aspetto più soddisfacente è che questa docufiction funziona: appassiona come una storia di pura invenzione.


Rosa Rita Gallo

  

Progetto Francesca da Rimini